I RIMEDI DELLA NONNA
Rubrica a cura di : Luisa Pellicciotta


Come si curavano i nostri nonni
L’uomo ha sempre cercato il modo per ovviare al dolore e ai danni derivanti dalle malattie e, dalla sua comparsa sulla terra, ha imparato a sfruttare le risorse che aveva a portata di mano, trovando i rimedi nella natura, fino a quando la medicina e la farmacologia non sono diventate vere scienze.
In tutte le epoche ed ovunque, parallelamente all’opera di studiosi e ricercatori, esisteva una sorta di medicina popolare, alla portata di tutti,dettata da tradizioni, credenze ed esperienze, tramandate quasi sempre verbalmente e usata per alleviare piccoli malanni.
Naturalmente questo vale anche per il nostro piccolo paese e vogliamo riportare alcune di queste semplici ricette che i nostri avi hanno usato e sperimentato e che ci fa piacere non perdere; le riportiamo così come le persone anziane ce le hanno descritte. Non ne conosciamo la validità (anche loro oggi usano sciroppi e pastiglie al posto dei decotti);certo è che quando la comunicazione non era quella di oggi, in paese non c’era il medico e per spostarsi bisognava avvalersi del " biroccio "o del carretto, era senz’altro utile conoscere rimedi naturali, reperibili nell’ambiente,da cui trarre giovamento.
Per lavare e disinfettare ferite ed escoriazioni far bollire dell’acqua con un po’ di sale, farla raffreddare e poi usarla.- Quando non si aveva a portata di mano nessun tipo di disinfettante usavano la propria urina.
Per fermare il sangue in mancanza d’altro, specialmente se succedeva in campagna, spaccavano una canna e applicavano sul taglio o ferita uno o più dischetti di cellulosa che si trovano tra un nodo e l’altro (assomigliano a delle piccole ostie).
Perdita dei sensi facevano annusare l’aceto
Per calmare la tosse facevano bollire un litro circa di acqua con 3 o 4 fichi secchi,3 o 4 mandorle (compreso la buccia legnosa), qualche buccia di arancia o limone,2 foglie di nespolo,un pugnetto di orzo,qualche radice di malva e un po’di camomilla; facevano ridurre il liquido alla metà e ne bevevano una tazza bollente ogni tanto, non trascurando di stare al caldo.
Per il mal di stomaco-pesantezza di stomaco facevano bollire 2 tazze di acqua con 3 o 4 foglie di alloro con la buccia di mezzo limone e un cucchiaio di zucchero; facevano ridurre il liquido alla metà e lo assumevano bollente.
Per le slogature bagnavano della canapa (usavano sfilacciare lo spago usato per legare i covoni di grano “a curdell”) nel bianco d’uovo montato a neve e con essa fasciavano l’arto slogato; la fasciatura asciugandosi diventava rigida; il giorno dopo la toglievano e a volte ripetevano l’operazione.
Per irritazione e arrossamenti della cute dei neonati sbattevano con la forchetta o la frusta in parti uguali acqua e olio di oliva fino a che l’emulsione diventava come una crema e poi l’applicavano sulla cute arrossata.
Per il prurito o irritazione cutanea da contatto (a volte succedeva che stando vicino a sacchi di leguminose o graminacee si veniva colti da prurito e sulla pelle si formavano delle bolle rosse “afarecc” ) passavano sulla parte irritata delle fette di zucchine.
Per bruciore/irritazione agli occhi applicavano sugli occhi chiusi fettine sottilissime di patate che sostituivano quando si asciugavano e ripetevano l’operazione per una buona mezz’ora.
Per i geloni sulla parte interessata strofinavano ripetutamente l’aglio
Per calli e verruche vi applicavano più volte 1 o 2 gocce di latte di fico.
Per il giradito Immergevano rapidamente il dito nell’acqua intanto che bolliva, ripetevano l’operazione dopo qualche ora.
Per la caduta di capelli o barba a chiazze strofinavano sulla parte più volte al giorno la cipolla per 10/15 giorni.
Per i foruncoli lessavano le foglie di malva, le applicavano strizzate sul foruncolo e fasciavano, dopo qualche ora sostituivano la malva, l’operazione veniva ripetuta fino a ottenimento risultato.
Per l’infiammazione alle gengive facevano bollire la pianta della malva e usavano l’acqua della bollitura per sciacquare la bocca più volte al giorno.
Per il mal di denti tenevano sul dente che faceva male un chiodo di garofano.
Per le stomatiti la sera prima di andare a letto mettevano in bocca un po’ di miele.
Per il raffreddore e mal di gola facevano bollire con cannella, chiodi di garofano e un po’ di zucchero una tazza di buon vino, ne inalavano i fumi e dopo lo bevevano bollente prima di andare a letto.
Per il mal d’orecchio andavano da una donna che allattava un bimbo (una bambina non andava bene) si facevano dare un paio di gocce di latte (lo mettevano in un ditale) e lo inserivano nell’orecchio che faceva male.
Per la puntura di ape o zanzara facendo pressione con una lama metallica facevano un piccolo segno di croce sulla puntura d’insetto e poi ci strofinavano la cipolla.
Per l’acidità di stomaco masticavano il gambo di una foglia di prezzemolo.
Per piccole scottature ricoprivano la parte interessata con il sale fino.
Per le screpolature delle mani/dita lavavano bene le mani con l’acqua calda, spalmavano la sugna (grasso di maiale), strofinavano bene le mani e poi con un panno toglievano l’eccedenza.
Per il vermifugo per bambini mettevano nella culla vicino alla testa del bambino spicchi d’aglio e rametti di ruta.
Per la stitichezza dei bambini davano da bere un decotto di foglie di ortica.
Per la stitichezza degli adulti mangiavano una bella ciotola di siero e ricotta ancora calda.
Per bloccare la diarrea usavano bere sciroppo di amarene che preparavano al momento opportuno con zucchero e amarene in rapporto 1:1 e conservavano in vasi di vetro al buio in cantina.
Per il mal di pancia usavano bere la camomilla calda con zucchero e limone
Per il mal di testa alcune donne, che sapevano farlo, con il pollice segnavano la fronte di chi aveva mal di testa con piccoli segni di croce e intanto recitavano una formula che serviva ad allontanare il malocchio. Chi voleva imparare la formula doveva farlo la notte di Natale.
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